Dopo dieci anni...

Un'esperienza scolastica "PARTICOLARE", che ha trovato nel tempo la sua dignità e una profonda valenza didattica, pedagogica ed educativa. La PLURICLASSE, che un tempo era l'ultimo passo prima della chiusura di una scuola, è ora una RISORSA. Un gruppo eterogeneo di ragazzi ed educatori che lavora e cresce insieme senza distinzione di classi. Un PROGETTO EDUCATIVO condiviso fra ragazzi, famiglie e docenti basato sul BENESSERE psicofisico di tutti, il PIACERE di stare insieme, la voglia di CONDIVIDERE le fatiche, coniugando la migliore tradizione con la modernità più efficace.

venerdì 30 marzo 2012

CI PROVIAMO ANCHE NOI?

Da "la Repubblica.it"

Senza banchi e senza zaino così imparare diventa un gioco

In Italia ci sono circa seimila bambini che ogni giorno, per loro fortuna, vanno a scuola senza zaino. Senza macigni sulla schiena, senza pesi che li fanno camminare più curvi, più lenti, e magari spengono anche un po' la voglia di fare e di imparare. Già, perché penne, libri, matite, colori, pennelli, quaderni, compassi, ma anche legno, creta, carta, ferro, giochi, numeri, parole, i bambini li trovano a scuola, o magari li costruiscono, in un' aula già dotata di tutto e dove ognuno è responsabile di sé. È così, con una rappresentazione semplice che Marco Orsi, pedagogista, ex maestro elementare, oggi dirigente scolasticoa Lucca, descrive il progetto "Senza zaino", una didattica sperimentata dal 2002 in una rete di scuole primarie toscane, ma che adesso si sta diffondendo in tutta Italia. Marco Orsi, come nasce questo progetto? E cosa vuol dire la metafora "Senza zaino"? «Non è una metafora perché davveroi nostri bambini arrivano a scuola con una cartellina leggera leggera. E abbiamo deciso di definire la nostra didattica citando un oggetto di uso comune, ma strettamente connesso alla vita scolastica dei bambini, proprio per poter riparte dai concetti basilari della scuola». Quali ad esempio? «L' aula, la cattedra, la disposizione dei banchi. Siamo partiti dalla constatazione che l' insegnamento dall' alto verso il basso, cioè il maestro in cattedra e i bimbi fermi nei banchi, il maestro che corregge e gli alunni che eseguono, una modalità passiva e identica a se stessa da oltre un secolo, non solo non è più attuale, ma è davvero inefficace con i bambini di oggi». Su quali basi pedagogiche? «Prima di tutto dalla riscoperta del pensiero di Maria Montessori, ancora così poco attuato in Italia. La spinta verso l' autonomia del bambino, che si autocorregge i compiti, che impara non soltanto attraverso l' astrazione dei concetti, ma toccando materialmente strumenti matematici, inventando oggetti, manipolando legno, creta, stoffa. E poi le intuizioni di Howard Gardner, alcuni concetti del metodo steineriano, l' arte, la musica. Il senso è quello di scoprire il mondo attraverso sia la mente che il corpo. E per questo non si può stare fermi nei banchi». E allora come si studia, come si impara? « Nel metodo "Senza zaino" noi diamo grande importanza all' architettura dell' aula. Lo spazio è diviso in aree di lavoro, dove i bambini si auto-organizzano, studiando spesso materie diverse da tavolo e tavolo. Quando finiscono si spostano nell' angolo della correzione, dove, da soli, controllano il proprio compito. La classe è dotata di schedari, libri, classificatori, cerchiamo ad esempio per i bambini delle prime classi penne con impugnature particolari, che facilitino l' approccio alla scrittura...». Questo permette di alzarsi, di muoversi. E l' insegnante? «Raramente fa delle lezioni collettive, di solito segue i bambini gruppo per gruppo. Questo permette una didattica non standardizzata che non lascia indietro nessuno». Ma i programmi sono quelli ministeriali? «Sì certo, ciò che cambia è l' approccio. Noi lo chiamiamo "Metodo del Curriculo Globale". Che si fonda su tre valori e sei pilastri. I tre valori sono: comunità, responsabilità, ospitalità. La comunità è quella dei professori. La responsabilità è quella dei bambini che vengono coinvolti, imparano ad autovalutarsi, a lavorare in autonomia». E l' ospitalità? «Sono le aule pensate come luoghi belli e accoglienti da un team di architetti e insegnanti. Hanno il laboratorio delle parole e quello dei numeri, le lavagne interattive, l' angolo del computer e quello dell' arte, ma anche lo spazio dell' agorà, dove i bambini possono parlare, discutere, rilassarsi». E loro, i bambini, che pensano? «Sono entusiasti. Non fanno assenze. E raggiungono ottimi livelli di preparazione». - (m.n.d.l.)

domenica 25 marzo 2012

La risposta di Alberto alle nostre lettere
"Mi è arrivata la busta delle vostre lettere.
La mia risposta ti chiedo di leggerla a voce alta ai bambini:
Care bambine e cari bambini........
siete dei disgraziati, senzacuore, insensibili, 
siete dei ppp...
siete dei cc...
siete dei mmmm...
mi avete fatto commuovere, 
mi avete fatto piangere come un vitello 
(i vitelli piangono?). 
Ho dovuto usare e gettare 
ben due pacchetti di fazzoletti di carta.
Non dovreste scrivere queste cose ad uno sensibile come me.
Comunque sono contento di aver ricevuto 
le vostre bellissime lettere.
Sono felice di avervi conosciuto.
Conoscervi è stato come 
mangiare un gelato con la panna 
come mangiare un piatto di lasagne al forno 
come tuffarsi nell'acqua fresca 
come fare  un bagno caldo 
conoscervi è stato come quando si ha la febbre alta 
e la mamma ti sistema le coperte e ti accarezza la fronte.
come rotolare su un prato
come una notte di stelle
conoscervi è stato come avere i brividi 
quando ti metteno la neve sulla schiena 
come dondolarsi sull'altalena 
conoscervi è stato come fare un ruttino 
dopo aver bevuto la cocacola 
come quando ti svegli alla mattina 
e sei felice e non sai perchè 
come quando lanci un sasso piatto sull'acqua 
e fa tantissimi rimbalzi 
conoscervi è stato come bere un bicchiere d'acqua fresca 
quando fa caldo 
come quando fai la pipì dopo tanto che te la sei tenuta 
conoscervi è stato....
conoscervi è stato importante.
Vi mando un grandissimo abbraccio 
e mi raccomando state attenti ai 
vostri maestri, portate pazienza e aiutateli."
                                         Alberto

giovedì 15 marzo 2012

DALLE LETTERE SCRITTE 
DAI RAGAZZI DELLA SCUOLA AD ALBERTO RIELLO

I miei genitori mi hanno detto che forse sono ancora piccolo per capire tante cose, ma il lavoro che Alberto fa con i ragazzi nelle scuole è veramente molto importante. Mamma e papà sperano che io non entri mai nella pancia della balena, ma se mi prendo qualche morsicone nel sedere mi aiuta a crescere meglio. (Valentino 3°)

Quando abbiamo finito lo spettacolo ho pensato di essere andato male e invece sono stato bravo. La cosa che mi ha emozionato di più è stato quando hai detto che la recita che avevamo fatto, per te era un miracolo. (Daniel 5°)

Il saluto-risveglio mi è piaciuto tanto. Adesso i maestri ce lo fanno fare quasi tutte le mattine. Quando abbiamo fatto la balena con la cupola ho sentito un’emozione fortissima come se fosse un’esplosione. (Giada 4°)


Quando ci sei tu è sempre festa. La mia parte preferita è stato fare la balena perché mi piace stare sotto il telo. Mi hai insegnato che per diventare un bambino bravo devo obbedire al papà, alla mamma e ai maestri. (Daniel 3°) 

Vorrei ringraziarti per tutto il tempo passato insieme, per questa esperienza unica. Per averci fatto capire che per recitare non occorre un copione perché nel copione ci sono le personalità di tutti. Seriamo di rincontrarci. (Catia 5°)

Prima di iniziare lo spettacolo ahi detto: “Io non lascerò un pezzettino di cuore, ma molto di più”. Questo a me è piaciuto tantissimo. Ci hai resi così felici che adesso siamo più gentili con gli altri. Un giorno ci rincontreremo e ci daremo un bell’abbraccio. Grazie a chi ti ha mandato. (Martina 5°)

La sera dopo lo spettacolo già mi mancavi.  Stamattina ho anche pianto un po’. Dai, prenditi un giorno libero e vieni a trovarci! (Greta 3°)

Dopo questi giorni passati insieme ti voglio ringraziare delle cose fatte. Anche se sono state difficili, perché non le avevamo mai fatte prima, mi sono piaciute perché erano belle e nuove. (Giosuè 4°)

Questa esperienza mi è piaciuta. Ho capito che non serve un mese per realizzare un buon lavoro. Ho provato gioia, fatica nel recitare la mia parte, ma soprattutto ho scoperto che mi piace…recitare! (Deborah 5°)


A me è dispiaciuto non essere a scuola questi giorni, ma ero all’ospedale. Quando sei venuto a trovarmi a casa con i miei amici e i maestri avrei voluto che non andaste più via. La sera dello spettacolo alla fine anch’io sono salita sul palco e ho detto la mia frase: “Sono diventato grande perché mi hanno tolto le tonsille!” Alberto, promettimi che tornerai. (Giulia 2°) 

A me è piaciuto tanto andare tutti alla croce ad ascoltare il silenzio. E a te? Mi sono sentita molto felice quando mi hanno detto che sono stata brava. Quando vuoi vieni a trovarci che noi siamo qua ad aspettarti. (Elisa 2°)

Il 27 febbraio sei arrivato tu, una persona felice del suo lavoro e con un sacco di pazienza. Ci hai insegnato che bisogna prendere le occasioni e non arrendersi mai. 
Venerdì, quando tu non c’eri, si sentiva che era nato qualcosa di forte. 
Ci hai lasciato una pallina rotta, il fornellino rotto, l’orologio rotto del maestro Alessio e la canzone Alegria. 
Grazie Alberto, non saremo mai in parità. (Milena 5°)



martedì 13 marzo 2012

SFORNATO IL PANE.
Il profumo non riusciamo a farvelo sentire...
IMMAGINA...PUOI!
Un percorso interdisciplinare che ha coinvolto 
ITALIANO, MATEMATICA, STORIA, SCIENZE, 
GEOGRAFIA e MOTORIA (per impastare). 
Esperienza GUSTOSA e in epoca di crisi, anche UTILE.
"Giovedì a scuola insieme ai maestri abbiamo fatto il pane. Milena e Giosuè sono andati a prendere il necessario: due terrine di plastica, un cucchiaio di legno e un po' di olio d'oliva. tutti noi abbiamo portato da casa un chilo di farina. Alla mattina ci siamo radunati in aula centrale (l'aula laboratorio) con gli ingredienti: farina (3kg), acqua (quanto basta), lievito (due bustine per chilo) zucchero (due cucchiaini per chilo) e... mancava il sale! Così siamo andati alla scuola dell'infanzia a prenderlo. Ci siamo divisi in tre gruppi. prima abbiamo messo la farina nella ciotola, il lievito sciolto nell'acqua, e gli altri ingredienti. Poi con le mani abbiamo impastato per 15 minuti lavorando la pasta un po' per ciascuno. Fatta una palla liscia l'abbiamo messa a lievitare vicino al termosifone un'ora circa. Poi abbiamo diviso la pasta in tante pagnottelle unte d'olio (ci ha aiutato anche Barbara, la mamma albanese che viene ad imparare l'italiano) e hanno lievitato fino al pomeriggio. Allora la bidella Laura le ha cotte dentro un piccolo fornetto.
Non vi dico il profumo che c'era a scuola!
Siamo già d'accordo che con altre due volte dobbiamo riuscire a farlo da soli."
(Greta 3° e Milena 5°)
gli ingredienti
L'impasto
La lavorazione... un po' artigianale
La lievitazione... un po' artigianale
Le forme di 40 pagnotte
La cottura
Il risultato 
L'assaggio... che soddisfazione!
Se vuoi assaggiarlo... vieni a trovarci!
CONCLUSO IL CORSO DI SCI DI FONDO
(è stato breve...ma intenso!)
Grazie al maestro di sci BRUNO RONCARI

venerdì 2 marzo 2012

Fai click per vedere le FOTO 
delle attività con 
Alberto Riello 
...e da lunedì, a scuola 
inizieremo così!!!
Stamattina avevamo nostalgia, così...
...abbiamo scritto ad Alberto.
"Caro Alberto, questa mattina ci manchi tanto perchè sei un uomo gentile. 
A molti di noi è venuto da piangere 
così abbiamo ripensato alle cose belle fatte insieme.
Il saluto. Alla recita mi sono preoccupato per niente. 
Alla croce col sole ed il silenzio.
Quando ti abbiamo abbracciato. Stare dentro alla balena. 
Le orecchie dell'asino. Fare gli occhi di pinocchio.
Ti vogliamo bene e quando vuoi vieni a trovarci 
che noi siamo qua ad aspettarti."
(scrittura corale spontanea della classe prima e seconda)