Dopo dieci anni...

Un'esperienza scolastica "PARTICOLARE", che ha trovato nel tempo la sua dignità e una profonda valenza didattica, pedagogica ed educativa. La PLURICLASSE, che un tempo era l'ultimo passo prima della chiusura di una scuola, è ora una RISORSA. Un gruppo eterogeneo di ragazzi ed educatori che lavora e cresce insieme senza distinzione di classi. Un PROGETTO EDUCATIVO condiviso fra ragazzi, famiglie e docenti basato sul BENESSERE psicofisico di tutti, il PIACERE di stare insieme, la voglia di CONDIVIDERE le fatiche, coniugando la migliore tradizione con la modernità più efficace.

domenica 21 agosto 2011


C'è poi la ridicola questione del 
programma...
Carl R. Rogers 
LIBERTA' NELL'APPRENDIMENTO
"Educato è l’uomo che abbia imparato ad imparare, imparato ad adattarsi e a mutare, che sa che nessuna conoscenza è certa e che solo il processo di ricerca è una base sufficiente di certezza…C’è, poi, la ridicola questione del programma…possiamo ragionevolmente essere sicuri di sapere ciò che gli allievi dovrebbero conoscere?… Considero la facilitazione dell’apprendimento personale, autonomo, significativo, sperimentale l’unico scopo dell’educazione….il promuovere un simile tipo di apprendimento non deriva dalle capacità didattiche del docente, né sulla sua conoscenza tecnica della materia, né sull’impiego di messi audiovisivi, né sull’insegnamento programmato…si basa su certe qualità attitudinali che si manifestano nel rapporto interpersonale tra il facilitatore e il discente".
Le attitudini di cui parla l’Autore sono: la genuinità (i sentimenti del docente sono riconoscibili come autentici e non delegati a lui dall’istituzione; se egli è se stesso potrà incontrare l’allievo su una base personale); la stima, la fiducia, l’accettazione (egli stima la persona del discente, le sue opinioni); la comprensione empatica (può comprendere le reazioni intime del discente, sicché questi può pensare "Qualcuno sa quello che provo; sembra un altro me stesso e non mi giudica…posso crescere e imparare"

lunedì 1 agosto 2011

   
 da KEITH TOPPING - T U T O R I N G - ERICKSON 
   
 
INTRODUZIONE
 
   
 
Naturalmente non è una novità. I bambini si sono sempre aiutati fra loro, sia di propria iniziativa che stimolati dagli adulti. Nei primi anni di scuola gran parte del tempo viene dedicata ai giochi cooperativi con la sabbia, l’acqua e altri materiali. Durante tutti gli anni della scuola elementare i bambini svolgono in collaborazione giochi linguistici o di lettura, lavorano insieme al computer o in piccoli gruppi su “temi” di particolare interesse. E allora, qual è la novità?
In passato, in molte scuole sono stati adottati sistemi informali e spontanei in base ai quali i bambini aiutavano i coetanei o gli alunni più piccoli. Con il termine tutoring, invece, si intende un approccio più complesso e articolato. Tale concetto, infatti, implica necessariamente un’organizzazione precisa del lavoro, la definizione di un obiettivo preciso e richiede una “struttura”, per quanto flessibile e aperta. Perché un’azione di tutoring abbia successo è di solito necessario abbinare con cura tutor e tutee*, fissare orari frequenti e regolari per le attività da svolgere in collaborazione, fornire una formazione nelle tecniche del lavoro e eventualmente i materiali, applicare un sistema di monitoraggio e di supervisione e se necessario di valutazione.

*Con tutor si intende la persona che insegna attivamente, con tutee quella che riceve l’insegnamento.
 
   
 COOPERAZIONE VS. COMPETIZIONE 
   
 
La vita scolastica è una gara per assorbire quanto più possibile dall’insegnante le conoscenze prescritte, o non è piuttosto un’esperienza cooperativa di gruppo in cui i bambini imparano molto l’uno dall’altro per esigenze e scopi propri?
In un sistema che stimola la competizione, solo i vincitori ricevono necessariamente un premio mentre la maggioranza è inevitabilmente destinata al fallimento. Ma non è questa l’unica possibilità; sono state definite infatti tre modalità principali secondo cui può essere strutturato il processo di insegnamento/apprendimento: cooperativa, competitiva e individualista. Nella struttura cooperativa la riuscita di un alunno implica automaticamente anche la riuscita degli altri. In quella competitiva, invece, la riuscita di uno implica automaticamente che gli altri non riescano. In quella individualista, infine, i traguardi degli alunni sono autonomi e indipendenti e il fatto che uno raggiunga il proprio obiettivo non incide sugli altri e li lascia probabilmente indifferenti.
Rispetto alle esperienze di apprendimento competitivo o individualista, quelle di apprendimento cooperativo favoriscono una maggiore interazione fra bambini e una maggiore autostima e empatia. L’apprendimento cooperativo stimola inoltre l’interazione verbale e la prossimità fisica.
 
   
 GLI EFFETTI SOCIALI DEL TUTORING 
 

 
 
Il tutoring è “umanamente gratificante”. I tutor imparano a essere formativi nei confronti del loro tutee, sviluppano un senso di orgoglio e di autorealizzazione e acquisiscono fiducia e senso di responsabilità. Nel campo del tutoring il risultato più evidente è proprio l’aumento della fiducia in se stessi e del senso di adeguatezza da parte del tutor.
Il tutoring fra ragazzi di età diversa potrebbe dimostrarsi un ottimo mezzo per facilitare lo scambio e la crescita sociali fra membri di una stessa scuola, che rappresenta solo di nome una comunità. L’amicizia con un ragazzo più vecchio di status elevato rafforza l’autostima del tutee.
 
   
 GRATIFICAZIONI PROFESSIONALI 
 

 
 
E quali vantaggi ne traggono gli insegnanti?

I vantaggi, d’altro canto, sono numerosi. Di solito i bambini acquisiscono le tecniche di tutoring molto più rapidamente di quanto prevedano gli insegnanti e mostrano, nel corso di tale attività, una notevole autodisciplina, dovuta probabilmente al fatto di sentirsi responsabilizzati. Nella grande maggioranza dei casi, l’interazione nelle coppie è nettamente positiva e si creano rapporti che durano anche al di là della situazione di tutoring. Poiché quest’ultima rappresenta un “qualcosa di speciale”, la materia trattata in tale ambito gode di un’alta considerazione, sia durante lo svolgimento del progetto che dopo la sua conclusione.
Sia il tutor che il tutee sviluppano abilità sociali e atteggiamenti positivi, oltre a migliorare entrambi il proprio rendimento. Quest’ultimo aspetto è sicuramente quello più interessante per gli insegnanti – che in tal modo “prendono due piccioni con una fava”.
 
   
 GRANDI ASPETTATIVE 
   
 
Non si ottiene nulla senza sforzo e, come ha scritto Fuller nel 1732 “chi vuole il frutto deve salire sull’albero”. Anche se il tutoring presenta un ottimo rapporto costi-benefici, come in tutti gli aspetti della vita, un costo c’è. Il lato positivo, d’altra parte, è che, come in altri aspetti della vita, con la pratica esso diminuisce. 
          COUSINET          
e il lavoro libero per gruppi ...a San Bortolo?